Il premio ha una dimensione internazionale attraverso il network e i congressi biennali della rete internazionale degli educatori ambientali. L’edizione 2019 riprende il format sperimentato con successo nel 2018 e nasce dall’idea che l’Educazione Ambientale sia indispensabile per la sopravvivenza della nostra specie e di centrale importanza per l’economia, la pace e la salute di tutti. E’ l’unica disciplina ad occuparsi in modo disinteressato del futuro del nostro pianeta e delle prossime generazioni. La mission di Earth Prize è identificare e dare un riconoscimento a personaggi, organizzazioni e progetti replicabili in altre parti del mondo, che mirano a proteggere e valorizzare paesaggi e risorse ambientali, alla luce dei cambiamenti climatici in atto.
Nell’ambito dell’evento descritto, l’Istituto di Ricerca sulle Acque di Verbania, ha ricevuto il premio Blue Prize, dedicato al mondo dell’acqua, lanciato quest’anno per la prima volta per personaggi, organizzazioni e progetti che hanno come obiettivo la protezione e la valorizzazione delle risorse idriche e degli ambienti acquatici. Il premio è stato ritirato dal direttore del CNR-IRSA, Giuseppe Mascolo insieme ad Aldo Marchetto, responsabile della sede IRSA di Verbania.
Blue Prize è organizzato da “il Pianeta azzurro“, progetto di comunicazione ed educazione ambientale dell’Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholè Futuro-WEECNETWORK e da WATERWEEC, World Environmental Education Congress – Water Thematic Network .
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Approfondimento sulla sede IRSA di Verbania
La sede di Verbania Pallanza dell'Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA) nacque nel 1938 sul Lago Maggiore come Istituto Italiano di Idrobiologia, frutto della passione per la limnologia di un facoltoso cittadino, Marco De Marchi. Dopo la sua morte, la moglie Rosa Curioni per onorare la memoria del maritodonò allo stato due ville sul Lago Maggiore e sul Lago di Como, ponendo la condizione che venisse creato un Istituto di Ricerca che studiasse gli ambienti acquatici, e in particolare i laghi.
L’attività dell’Istituto proseguì anche negli anni difficili della seconda guerra mondiale, nonostante le importanti difficoltà economiche e di comunicazione. Alcuni giovani e promettenti ricercatori vi trovarono rifugio, come Adriano Buzzati Traverso, Luigi Luca Cavalli Sforza, Giuseppe Ramazzotti e Vittorio Tonolli, dando vita alla tradizione dell’Istituto Italiano di Idrobiologia di rappresentare un punto di incontro e discussione per la ricerca ecologica ed evoluzionistica nazionale e, successivamente,internazionale. Infatti, nel dopoguerra, vennero in visita a Pallanza, o vi trascorsero periodi di studio o di lavoro, ricercatori di fama mondiale come Ramon Margalef, G. Evelyn Hutchinson, Richard A. Vollenweider, Charles Goldman, Robert G. Wetzel, W. Thomas Edmondson, TheodosiusDobzhansky, John B. S. Haldane, Jacques Monod e James Watson.
Nel 1977, l'Istituto Italiano di Idrobiologia divenne uno degli istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche enel 2002, quando all'interno del CNR venne operata una ristrutturazione degli Istituti per ridurne il numero ed aumentarne le dimensioni, la sede di Verbania divenne la sede principale del neonato Istituto per lo Studio degli Ecosistemi (ISE), con sedi secondarie a Firenze, Pisa e Sassari. Successivamente, nel 2018 l'ISE venne soppresso e la sede di Verbania entrò a far parte dell'Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA), riaffermando così la vocazione dell’ex-Istituto Italiano di Idrobiologia per la ricerca ecologica nel campo delle acque dolci.
Dobbiamo riconoscere ai coniugi Livia e Vittorio Tonolli, che si sono succeduti alla guida dell’Istituto Italiano di Idrobiologia dal 1950 al 1979, il merito di avere individuato una modalità di azione che ha caratterizzato e caratterizza ancora le attività dei ricercatori verbanesi, abbinando in modo indissolubile diversi aspetti fondamentali:
- una attività di ricerca di alto livello, con numerose collaborazioni nazionali e internazionali: basti pensare che nel solo 2018 nella sede di Verbania 27 ricercatori, di cui 8 stranieri, hanno tenuto un seminario per descrivere le loro ricerche e che tra i 57 articoli pubblicati da ricercatori di Pallanza su riviste internazionali, 39 avevano co-autori stranieri.
- un utilizzo rigoroso dei risultati della ricerca per indirizzare attività di risanamento ambientale: in particolare si possono ricordare gli interventi proposti per i laghi di Endine, Candia e Alserio oltre naturalmente all’intervento di limingdel Lago d’Orta, che nel 1990 ha posto fine agli effetti deleteri di un pesante inquinamento industriale che perduravano da più di mezzo secolo su uno dei più grandi laghi italiani. L’attività di ripristino ecologico del Lago d’Orta è ancora in corso con la reintroduzione dei pesci pelagici (di acque profonde) da parte dei ricercatori dell’IRSA.
- una continua collaborazione con le autorità per portare i principi di quella che ora viene definita “gestione sostenibile” nella normativa nazionale ed europea.
- un’ampia attività di educazione ambientale svolta contemporaneamente su diversi fronti, dalla scuola, alle università ai professionisti del settore. Infatti, nei primi anni della vita dell’Istituto Italiano di Idrobiologia il Direttore dell’Istituto svolgeva anche attività didattica presso l’Università di Milano. Successivamente, i ricercatori verbanesi si sono prestati a tenere corsi ufficiali in diverse università italiane. A fianco di questa attività, decine di studenti italiani e stranieri hanno passato a Pallanza periodi di formazione più o meni lunghi per acquisire le competenze necessarie in preparazione della loro laurea o del loro dottorato di ricerca. Molti di questi studenti sono poi diventati docenti in varie università italiane e straniere, ma anche nelle scuole secondarie, diffondendo a loro volta la cultura scientifica acquisita a Pallanza.
Nei confronti dei giovani ricercatori e tecnici ambientali, i ricercatori verbanesi hanno tenuto spesso corsi su temi specifici e contribuito all’organizzazione di convegni scientifici nazionali ed internazionali.
Altre attività di educazione ambientale sviluppate dal personale di Pallanza sono invece dirette direttamente ai cittadini, come ad esempio la mostra organizzata a Verbania nel 2013 per il 75° anniversario della fondazione dell’Istituto Italiano di Idrobiologia egli eventi della Notte dei Ricercatori a settembre, ma sono soprattutto diretti alle scuole del territorio abbinando interventi nelle scuole, visite di scolaresche alla sede e attività sul campo.
L’Istituto di Ricerca sulle Acque, di cui la sede di Verbania fa parte dal 2018, è uno dei più grandi Istituti di Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche e si occupa dello studio delle acque dolci nel loro complesso e della gestione e del trattamento delle stesse. Si tratta ovviamente di un tema di enorme importanza per le popolazioni umane, dal momento che la disponibilità di acqua non è omogenea nel tempo e nello spazio, e una gran parte della popolazione mondiale vive in aree dove l’acqua dolce è relativamente scarsa. Di conseguenza, assume sempre più importanza il tema di un uso sostenibile dell’acqua come risorsa, della necessità di conservarla in buona qualità e di regolare possibili conflitti tra utilizzatori diversi.
In questo ambito l’IRSA svolge ricerche finalizzate alla messa a punto di metodi analitici per il monitoraggio chimico e biologico, anche con sensori avanzati, alla bonifica di siti contaminati, allo sviluppo di tecnologie per l’economia circolare, come la depurazione delle acque e il riuso dei fanghi, e alla valutazione della biodiversità, delle risorse biologiche e dei servizi ecosistemici.
Infatti i corpi idrici non sono solo riserve di acqua, ma presentano anche una loro importanza intrinseca in quanto ecosistemi che ospitano comunità animali, vegetali e microbiche in complessa interazione.
Nella sede di Verbania, l’attività principale è lo studio dell’ecologia degli ecosistemi acquatici, della loro biodiversità e delle condizioni necessarie alla loro protezione e alla loro corretta gestione. Naturalmente, però, questa attività viene declinata nel tempo in funzione delle sfide globali e locali poste dalla società.
Nella seconda metà del secolo scorso, le principali pressioni che le attività umane esercitavano sulle acque superficiali erano prevalentemente legate all’inquinamento industriale e agli scarichi urbani. Questi ultimi portavano in particolare nei laghi ad un aumento della disponibilità di sali nutrienti e di conseguenza ad una crescita eccessiva delle alghe e ad una serie di conseguenze negative, come la carenza di ossigeno nelle acque profonde o lo sviluppo di alghe potenzialmente tossiche, riassunte nel concetto di “eutrofizzazione delle acque”.
A questi problemi ancora attuali si sono aggiunte nuove sfide: dapprima lo studio della presenza e degli impatti di inquinati, come pesticidi e composti acidificanti, provenienti da aree relativamente lontane attraverso le deposizioni atmosferiche, e successivamente lo studio dei nuovi inquinanti emergenti, come le microplastiche. Infine ha assunto un ruolo fondamentale lo studio dell’impatto dei cambiamenti climatici, per valutare e quantificare le possibili conseguenze e individuare possibili forme di mitigazione, che richiede da una parte un’integrazione delle conoscenze acquisite in modelli predittivi e scenari di cambiamento e dall’altra il mantenimento di lunghe serie temporali di informazioni ecologiche per seguire i cambiamenti in atto e verificare la correttezza dei modelli proposti.
Ancora più recentemente, la disponibilità di metodi relativamente rapidi di analisi genetica hanno aperto nuove prospettive di ricerca, in particolare nello studio della biodiversità attraverso metodi di riconoscimento genetico della presenza e del ruolo nell’ecosistema degli organismi e soprattutto dei microorganismi.
Questi nuovi metodi di analisi hanno anche permesso di mettere in luce nuove problematiche, come la diffusione nell’ambiente dei geni di antibiotico-resistenza, cioè della capacità di alcuni batteri di sopravvivere in presenza di antibiotici. Purtroppo i batteri scambiano tra loro materiale genetico, e batteri pericolosi per la salute umana possono acquisire direttamente nell’ambiente questa resistenza ad alcuni antibiotici, causando gravi infezioni. Una delle linee di ricerca in corso a Verbania si occupa proprio di comprendere come questi geni si diffondono nell’ambiente, come sia possibile limitarne la diffusione, ma anche come sia possibile grazie alla collaborazione della autorità sanitarie e dei cittadini, ridurre l’uso di antibiotici e quindi la diffusione di batteri resistenti.