Martedì, 19 Febbraio 2019 10:45

CNR-IRSA a Presa Diretta sul tema delle sostanze neurotossiche

Circa 1.200 sostanze neurotossiche possono interessare le acque manifestando effetti anche “sottili” su cittadini inconsapevoli. La puntata del noto programma televisivo “Presa Diretta” andata in onda in prima serata sabato 16 febbraio 2019 su RAI 3, ha affrontato l’argomento delle sostanze chimiche di ampio utilizzo e che potrebbero avere conseguenze tossiche per adulti e bambini.

Sono le sostanze neurotossiche e sono molecole capaci di agire sullo sviluppo del cervello fino a compromettere il quoziente intellettivo. Tra gli effetti studiati dalle circa 7.000.000 di pubblicazioni scientifiche internazionali, è possibile parlare degli effetti “sottili” sul cervello in sviluppo, quali disturbi dell’apprendimento, disturbi da deficit di attenzione e riduzione del QI e della memoria, disturbi dell’emozionalità che influenzano le prospettive individuali di un’intera esistenza con particolare riferimento alla qualità della vita e alle relazioni sociali. Le sostanze neurotossiche possono manifestare effetti anche su malattie neurodegenerative gravi quali Alzheimer, Parkinson, Autismo.

Le sostanze neurotossiche tra le principali includono fluoro, manganese, tetracloroetilene, DDT e di un ritardante di fiamma contenente etere di difenile polibromurato, piombo e metilmercurio,  ftalati e bisfenolo A oltre a numerosi fitofarmaci.

L’Italia, la terra promessa dei pesticidi, ne utilizza circa 16.0000 tonnellate l’anno e si colloca al terzo posto tra le nazioni europee. 

La troupe di PresaDiretta condotta da Riccardo Iacona e Lisa Iotti, si è messa sulle tracce di queste sostanze chimiche rintracciandole dappertutto: nell’aria che respiriamo, nel cibo che mangiamo, nell’acqua dei fiumi e nel mare. Alcune di esse sono i Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) che nelle sole province di Vicenza, Verona e Padova hanno provocato un danno ambientale che è stimabile in circa 136,8 milioni di euro: un calcolo proposto dall’Ispra e comunicato dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Il “caso Pfas” è scoppiato in Veneto nel 2013 a causa di una ricerca sperimentale condotta dal CNR-IRSA e dal Ministero dell’Ambiente su potenziali inquinanti “emergenti”. Le analisi effettuate nel bacino del Po e nei principali fiumi italiani segnalarono la presenza di sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in acque sotterranee, superficiali e potabili.

Nel fiume Ofanto, uno dei più importanti fiumi del sud Italia che attraversa tre regioni, l’Istituto di Ricerca sulle Acque del CNR, ha trovato DDE, derivati tossici del DDT, l’insetticida più famoso al mondo contro la malaria, vietato in Europa da più di quaranta anni. 

Alcuni di questi fitofarmaci sono estremamente persistenti nell’ambiente” afferma durante l’intervista condotta dalla giornalista Lisa Liotti, il direttore del CNR, Vito Felice Uricchio. “Alla diminuzione delle vendite però non corrisponde un’analoga diminuzione della frequenza di pesticidi nelle acque. Negli ultimi anni si è riscontrato un aumento del 20 % nelle acque superficiali e del 10 % in quelle sotterranee, un dato allarmante legato alla persistenza delle sostanze chimiche ma anche a canali illegali di possibili traffici illeciti di tali sostanze”.

Ma quale è il costo sociale di questo attacco al cervello umano? Qualche anno fa un gruppo internazionale di endocrinologi, pediatri ed economisti ha provato a calcolare a livello europeo il costo degli effetti sul cervello umano dell’esposizione ad alcune sostanze chimiche, soprattutto nei primi anni di vita. Il risultato è stato sconvolgente. Si è stimato in 132 miliardi di euro il costo dei disturbi da disabilità intellettive e perdita di quoziente intellettivo.

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