Lunedì, 07 Novembre 2016 10:21

Da Torino allo spazio a caccia di microbi

La caccia ai microbi arriva nello spazio, passando da Torino, e promette di tornare indietro: perchè, come spesso accade, la tecnologia testata tra le stelle apre la strada a una serie di impieghi anche "a casa". In quest'ottica è significativo il progetto, alle prime battute, cofinanziato dall'Unione Europea nel programma "Horizon 2020" per un valore complessivo di 3 milioni di euro, all'interno del quale è coinvolto l'istituto Irsa-Cnr.

Obiettivo: elaborare un sistema integrato per la prevenzione, il monitoraggio, il controllo e l'abbattimento della presenza microbica nei moduli abitati dagli astronauti - e chissà, un domani nelle basi spaziali interlunari - in modo affidabile, rapido ed efficace. Come? prevedendo la proliferazione delle cariche batteriche nell'acqua - quella da bere e quella utilizzata per lavare gli ambienti, pulire i filtri o i circuiti di raffreddamento - sfruttando come indicatore una cellula "top secret" presente nell'acqua medesima. E questo, con la consapevolezza che nello spazio, come sulla terra, la presenza microbica può essere attenuata, tenuta sotto controllo, ma mai eliminata completamente. 

Cosa c'entra Torino? C'entra perchè Smart, Società Metropolitana Acque Torino, è partner del progetto "Biowyse" con Thales Alenia, Irsa-Cnr, Università di Firenza, i francesi della European Science Foundation e Biocontrol, gli estoni della Liewenthal Electroniks, i cechi della A-Etc e gli inglesi della Aquisense Technologies Europe. Una cordata di imprese e di centro di ricerca che uniscono le competenze per progettare un apparato automatico, mobile o fisso a seconda delle necessità, comunque semplice, facilmente trasportabile, di peso e ingombro ridotti all'osso, utilizzabile sia nello spazio sia sulla terra per svariate applicazioni: aree confinate, ospedali, serre, sistemi idrici. Ma anche per garantire il monitoraggio dell'acqua in situazioni di emergenza, comprese quelle innescate dalle ricorrenti catastrofi naturali. 

"La riprova del fatto che la ricerca tecnologica che mira alle stelle ha sempre benefici effetti anche sulla terra", rimarca Paolo Romano, amministratore delegato di Smat, già impegnata in diversi progetti spaziali: dalla fornitura di acqua potabile "made in Turin" agli equipaggi della Stazione Spaziale Internazionale allo sviluppo di protezioni contro i raggi cosmici, sfruttando la capacità isolante dell'acqua, per difendere gli astronauti nel lungo viaggio verso Marte. 

"Biowyse", l'ultima frontiera, nasce dai progetti di esplorazione spaziale con presenza umana, dove gli astronauti vivono in spazi particolarmente angusti e necessitano di un sistema per la verifica del livello di biocontaminazione di aree abitate, infrastrutture, moduli di trasposrto di materiali e persone. Il prototipo, realizzato nel 2017, sarà sperimentato nel "Columbus Module" della Stazione Spaziale Internazionale in orbita intorno alla Terra. 

(Fonte "La Stampa" Torino, online: Da Torino allo spazio a caccia di microbi)