Le cime utilizzate per l’innesto dei piccoli mitili da allevare, il cosiddetto “seme”, erano costituite da tre trefoli che venivano distanziati per consentire l’inserimento di gruppi di piccole cozze e poi riavvolti. La procedura serviva a trattenere i giovani molluschi all’interno delle corde finchè non si fossero fissati alle fibre stesse con il “bisso”. Questo sistema, tuttavia, portava via molto tempo e necessitava di tanta esperienza.
Poi le materie plastiche sono entrate in ogni campo e hanno rivoluzionato, grazie alla loro versatilità, moltissimi aspetti della vita quotidiana, compreso quello della mitilicoltura. Così le funi di sparto sono state sostituite da retine tubolari di prolipropilene, le cosiddette calze, che vengono insertate molto più facilmente e, quindi, più velocemente, introducendo nella calza un tubo in PVC, all’interno del quale si fanno scorrere i mitili.
Tuttavia, è ormai accertato e noto che le retine di polipropilene nelle quali vengono allevati i mitili hanno un elevato impatto ambientale in tutta Italia e, naturalmente, anche a Taranto.
E’, pertanto, assolutamente indispensabile e indifferibile rendere la mitilicoltura ecosostenibile.
A tal fine, presso il CNR - IRSA, sede di Taranto, è in corso di sperimentazione l’allevamento dei mitili in retine realizzate con “sisal”, cioè con fibre naturali di Agave sisalana, da sempre utilizzata per la produzione di funi, cime, tappeti, ecc. Le retine tubolari in agave coniugano la veloce tecnica di innesto usata per le retine in PP con la eco-compatibilità.
I primi risultati sono stati davvero soddisfacenti e incoraggiano a proseguire gli esperimenti al fine di sostituire la plastica completamente.
Link di approfondimento: TG Leonardo
Contatti:
Ester Cecere - Istituto di Ricerca Sulle Acque, sede di Taranto, CNR - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.