Sunday, 22 March 2020 12:59

World Water Day 2020

I cambiamenti climatici e le pandemie – come quella del coronavirus – non possono essere contrastati senza l’accesso universale all’acqua potabile e sicura come diritto umano universale: l’importanza della Responsabilità

Il 22 marzo come ogni anno si rinnova l’appuntamento con la Giornata Mondiale dell’Acqua (www.worldwaterday.org) – istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite –incentrata questa volta su tre concetti di grande importanza “Wecannotafford to wait. Water can help fightclimatechange. Everyonehas a role to play” ovvero “Non possiamo permetterci di aspettare. L’acqua può aiutare a combattere i cambiamenti climatici. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere”. Ciò significa che siamo tutti protagonisti nel determinare il futuro di questa preziosa e purtroppo sempre più scarsa risorsa.Già il 2019 è stato un anno di intense battaglie contro il cambiamento climatico, basti pensare al grande movimento studentesco Friday For Future che spinse migliaia di persone in tutto il mondo ad unirsi nelle piazze per chiedere maggiore attenzione al tema e interventi mirati a trovare soluzioni concrete contro i cambiamenti climatici.

In questo momento storico, anche un evento di portata internazionale come il World Water Day non poteva però non riferirsi all'emergenza Covid-19 e lo fa ricordando l'importanza dell'accesso ad un'acqua pulita e delle regole igieniche per ognuno di noi.  Lavarsi le mani è una delle misure fondamentali con cui stiamo combattendo il virus ma sono ancora troppi coloro che nel mondo e in Italia vivono senza poter accedere all’acqua salubre. I cambiamenti climatici e le pandemie – come quella del coronavirus – non possono essere contrastati senza l’accesso universale all’acqua potabile e sicura come diritto umano universale.

La crisi climatica, al centro del Water Day 2020,riguarda sostanzialmente l’acqua e la combinazione dell’alterazione del proprio ciclo con l’aumento della temperatura, particolarmente evidente nel 2019 e nell’inverno 2019-2020, il secondo più caldo di sempre, dopo il 2007 econ un’anomalia di +2.03°C sul riferimento 1971-2000.

La drammatica novità è che tutto ciò avviene in cicli molto brevi, ma è altresì vero che l'uomo non ha mai avuto, come oggi, così tanta tecnologia a disposizione, dunque potrà essere causa e soluzione di questi problemi al tempo stesso. Da un lato l'adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici sull’acqua proteggerà la salute e salverà la vita; dall’altro i cambiamenti climatici, aumentando la variabilità del ciclo dell'acqua, induce eventi meteorologici estremi, riducendo la prevedibilità della disponibilità d'acqua, incidendo sulla quantità e la qualità dell'acqua e minacciando lo sviluppo sostenibile e la biodiversità in tutto il mondo. Vi è poi il collegamento tra acqua ed energia, meglio noto come water-energynexus, banalmente riscontrabile nel fatto che la generazione di energia necessita di acqua e che i trattamenti o il trasporto dell’acqua utilizzano energia. Pertanto, l'uso più efficiente dell'acqua ridurrà i gas serra.

E’ evidente, infatti, che la crescente domanda di acqua - per effetto delle molteplici esigenze di utilizzazione civile, agricola ed industriale, il fabbisogno idrico è incrementato di circa 600 volte negli ultimi 100 anni- aumenta la necessità di pompaggio, trasporto e trattamento dell'acqua,processi ad alta intensità energetica con conseguente aumento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. L’aumento del consumo d’acqua non viene però bilanciato, nonostante gli sviluppi tecnologici, da un uso efficiente della stessa sia in termini di spreco – da rilevare che in Italia circa il 48% del volume dell’acqua prelevata alla fonte non raggiunge gli utenti finali a causa di dispersioni idriche nelle reti di adduzione e distribuzione -, che di consumo energetico per il suo trattamento – il solo mondo della depurazione delle acque rappresenta in Italia oltre l’1% dei consumi energetici complessivi- che di valorizzazione della stessa – sono ancora pochi gli esempi di approcci di economia circolare al ciclo dell’acqua.

Con riferimento invece alla qualità della risorsa idrica, in Italia lo stato ecologico del 43% dei fiumi raggiunge l’obiettivo di qualità (38% buono e 5% elevato), mentre per i laghi solo il 20% (17% buono e 3% elevato). Relativamente allo stato chimico invece, il 75% dei fiumi presenta uno stato buono, il 7% non buono, il 18% non classificato. Per i laghi, l’obiettivo di qualità viene raggiunto dal 48% dei corpi idrici. Infine, per le acque sotterranee, lo stato chimico del 57,6% è in classe “buono”, il 25% in classe scarso e il restante 17,4% non ancora classificato (Annuario dati ambientali, ISPRA, 2019).Particolare attenzione deve essere rivolta al rischio associato alla presenza in ambiente acquatico di contaminanti emergenti, molti dei quali polari e biologicamente attivi, attualmente non ancora sottoposti a regolamentazione.Infatti, molti dei contaminanti emergenti attualmente non sono compresi nei piani di monitoraggio di routine a livello Europeo a causa dell’elevato numero di sostanze, della presenza simultanea di più classi di composti nelle diverse matrici ambientali (acqua, sedimento, biota) e della concentrazione a livelli di tracce. Una valutazione realistica del rischio ambientale e sanitario associato alla presenza di tali contaminanti nell’ambiente acquatico, richiede valutazioni riferite alla loro mobilità, distribuzione ed interazione con la sfera biologica, con particolare riguardo alla valutazione dei reali livelli di esposizione, dell’eventuale bioaccumulo negli organismi viventi e la comprensione dei meccanismi di perturbazione biologica.

Tra le numerose minacce disciolte nell’acqua e con potenziali effetti sulla salute umana (in funzione delle concentrazioni), ben documentate da qualche milione di pubblicazioni scientifiche internazionali, si citano circa 9.420 interferenti endocrini (es. ftalati, bisfenolo A, PBDE, alchilfenoli, etere di difenile polibromurato (PBDE) e policlorobifenili (PCB), etc.) che sono corresponsabili di obesità, infertilità, dismetabolismo dei lipidi, danni genetici secondari e cancro. In aggiunta nelle acque, e quindi negli alimenti, possiamo rinvenire anche le cosiddette sostanze neurotossiche.

Anche le microplastiche,costituite da piccole particelle di materiale plastico e di dimensioni da qualche micron a 5 mm, rappresentano un problema per l’inquinamento delle acque. In particolare le microplastiche primarie volutamente di dimensioni microscopiche, sono utilizzate in ambito edile come nei cementi, intonaci e pitture, o sono impiegate nelle idropuliture e “sabbiature” di superfici con materiali acrilici, melamine o poliesteri, in luogo delle sabbie naturali. In aggiunta, le microplastiche primarie possono essere impiegate come eccipienti in alcuni farmaci e nella diagnostica medica.

Ulteriore elemento di “inquinamento” che affligge la salute delle acque e che esprime un pericoloso potenziale per la salute umana e per l’ambiente è la cosiddetta “antibiotico resistenza”: tema particolarmente sentito in Italia. L'antibiotico resistenza è una forma di inquinamento ed è una delle principali emergenze sanitarie mondiali che dipende dal rilascio nell’ambiente di determinanti di resistenza (molecole di antibiotici, geni di resistenza, batteri resistenti). Sulla base di evidenze scientifiche, l'Organizzazione Mondale della Sanità ha dichiarato prioritario un approccio di "one-health" in cui si rileva che la salute dell’uomo è strettamente legata a quella degli animali e dell’ambiente. E' ormai appurato che l'ambiente antropizzato diventa una riserva a lungo termine di resistenze di origine antropogenica che produce come effetto l’inefficienza degli antibiotici: condizione che ogni anno determina 33.000 decessi in Europa dei quali 10.000 in Italia (il peso di questi effetti è paragonabile a quello di influenza, tubercolosi e HIV-AIDS messi insieme). In aggiunta occorre considerare la valutazione degli effetti sinergici o sommatori delle varie sostanze chimiche anche nel caso in cui ciascuna di esse rispetti i limiti normativi.


Il CNR-IRSA da sempre impegnato nella tutela del bene più prezioso, sviluppa attività di ricerca finalizzate alla gestione dell’intero ciclo integrato dell’acqua comprendendo la tutela degli ecosistemi, il risparmio, la depurazione orientata al recupero e al riciclo delle risorse idriche, attraverso modelli di gestione più efficiente ed attività di educazione e sensibilizzazione per un uso pubblico e privato più consapevole.